Da notizie di stampa si apprende che allo studio del Governo ci potrebbe essere un’ ipotesi di abbinamento della Tares all’Imu.
Tale impostazione – secondo Assoedilizia – costituisce un “ibrido fiscale”, iniquo ed incostituzionale. L’Imu, un’imposta patrimoniale a carico del proprietario dell’immobile e la Tares, una tariffa, a carico del residente, utilizzatore dei servizi comunali.
Diversi i presupposti e la natura delle diverse imposte, le basi impositive, i criteri di calcolo. Preoccupa l’idea di abbinare la Tares all’Imu, se ne viene posta a carico dei proprietari locatori la riscossione , sia pure con diritto di rivalsa verso i propri inquilini per quanto riguarda la prima.
Come è noto l’IMU è una imposta patrimoniale calcolata sul valore dell’immobile desunto dalla rendita catastale rivalutata a mezzo coefficienti, mentre la TARES rappresenta una tassa, anzi una tariffa vera e propria ( cioe’ il corrispettivo di un servizio erogato dal Comune a favore dei cittadini, residenti e non) calcolata sulle dimensioni e sul numero di occupanti dell’immobile: le basi impositive sono quindi nettamente diverse e difficilmente potranno essere ricondotte ad unità al fine di un loro abbinamento.
Se l’idea – si legge in una nota Assoedilizia – e’ quella di scaricare sui locatori l’onere del pagamento e quindi della riscossione verso i diretti fruitori del servizio comunale, cio’ significherebbe addossare agli stessi i costi di riscossione e l’alea di eventuali insolvenze ( nel Comune di Milano tale quota e’ del 17 % annuo: e si scarica sull’anno successivo) . Questa impostazione avrebbe potuto esser concepibile solo ove l’Ici-Imu avesse visto la luce secondo la sua originaria concezione, come imposta sui servizi comunali a carico degli abitanti. Ma cosi’ non e’ stato.
Osservazioni sulla Tares: La Tares presenta due nuovi parametri, che ne aggravano il peso sulle tasche dei contribuenti, con un previsto aumento medio per famiglia del 20%. Anzitutto la componente “Tares rifiuti” dovrà coprire il 100% del costo del servizio sostenuto dai 6.700 Comuni italiani (su oltre 8000) che adottavano la Tarsu, la quale si fermava però, mediamente, all’80% della costo del servizio. A questo si aggiunga – conclude Assoedilizia – che la componente “Tares servizi” deve finanziare anche i “servizi indivisibili” forniti dall’ente locale come l’illuminazione pubblica, la manutenzione delle strade, la polizia locale, le aree verdi. Le risorse necessarie per coprire tali spese verranno da un aumento dell’onere per metro quadro. Inoltre si va nella direzione contraria a quella stabilita dalla tariffa d’igiene ambientale (Tia) e della Tarsu, con un prelievo proporzionale alla quantità del servizio reso, in base al principio europeo del «chi più inquina più paga ».